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Le iniziative per il rilancio: quali proposte per CUG e lavoro agile?

di Valerio Langè
Le iniziative proposte dal Comitato di esperti in materia economica e sociale per il rilancio dell’Italia su un orizzonte biennale si sviluppano lungo sei assi. Di questi, quattro fanno anche riferimento al lavoro agile.
In particolare, si propone di utilizzare la fase attuale per un'attenta e profonda osservazione dello Smart Working e delle dinamiche ad esso connesse per identificare elementi con cui migliorare la normativa vigente, al fine di renderla perfettamente aderente al nuovo contesto che si sta sviluppando, in cui da un lato c'è la necessità di un'adozione diffusa per questioni anche di sicurezza e dall'altro l'obiettivo di dare a imprese e lavoratori un'opzione migliorativa sia della produttività sia delle condizioni lavorative.

In primo luogo, il lavoro agile viene indicato come opportunità per tutelare e massimizzare il livello di occupazione in un’ottica inclusiva per le fasce di lavoratori più fragili, specie per le persone con disabilità. Occorre quindi estendere tale opportunità. In particolare, è suggerito di rendere strutturale l'utilizzo del lavoro agile per tutte le attività compatibili e per tutti i ruoli (manageriali e apicali inclusi), favorire l’applicazione almeno al 50% del tempo lavorativo, e rendere stabile la possibilità di accesso al lavoro agile per tutti i genitori di figli fino a 14 anni che lo richiedano. Inoltre, è suggerito di proseguire col monitoraggio dell'utilizzo dello smart working nel mondo delle PA e delle imprese allo scopo di definire una disciplina normativa che lo qualifichi come opzione praticabile nell’ottica della creazione di nuova impresa e/o nuovi posti di lavoro; il monitoraggio è inoltre fondamentale affinché lo smart working non diventi strumento di segregazione e causa di disuguaglianza tra uomini e donne. Insomma, occorre rendere il lavoro agile l’opzione “di default”.

In secondo luogo, viene evidenziata la necessità del superamento del digital divide (in termini infrastrutturali e di disponibilità dei device) e una formazione digitale, al fine di poter garantire la piena fruibilità in tutte le aree geografiche del Paese e in tutte le fasce della popolazione. Si tratta quindi di adottare standard efficienti di applicazione per quanto riguarda la sicurezza digitale, le piattaforme, le competenze, e di promuovere la formazione digitale nelle PA, con particolare riferimento alle potenzialità dello smart working, insieme con la didattica a distanza, per l’inclusione degli studenti con disabilità. In concreto, è raccomandata l‘installazione di accessi in fibra in tutti gli edifici della PA, con particolare attenzione a scuole, strutture sociosanitarie e amministrazioni locali.

In terzo luogo, è proposto, nel breve periodo, di promuovere tanto nella PA quanto nelle aziende private l’adozione di un codice etico dello smart working con specifica considerazione dei tempi extra lavorativi, con l’obiettivo di massimizzare la flessibilità del lavoro e consentire di sfruttare le potenzialità in termini di riduzione dei costi e miglioramento di produttività e benessere collettivo, tenendo conto anche delle differenze di genere e di età. In particolare, viene suggerito di concordare i momenti di lavoro «collettivo» (da tenersi in orari standard, rispettando la pausa pranzo, i weekend e le regole previste per il lavoro straordinario) e adottare sistemi trasparenti di misurazione degli obiettivi e della produttività al fine di valutare la performance sui risultati e non sul tempo impiegato. Si tratta, in sintesi, di sciogliere quei nodi che in questa fase di sperimentazione obbligatoria, casalinga e arrangiata, sono venuti al pettine (straordinari, permessi, buoni pasto, …).

È infine da evidenziare come lo smart working sia indicato quale strumento per promuovere le pari opportunità, col coinvolgimento del Comitato Unico di Garanzia (CUG). Infatti, viene proposta l’introduzione della funzione del Work-Life Balancer, servizio volto a definire il mix di strumenti più adatto alla conciliazione vita-lavoro: strumenti di flessibilità come il lavoro agile, congedi parentali, ricorso ai servizi di welfare territoriali, progetti di conciliazione tramite aggregazione di famiglie, Banche del Tempo, coinvolgimento della comunità locale… La funzione del Work-Life Balancer può essere affidata al CUG, con la stesura di un apposito programma e il conseguente monitoraggio di risultati conseguiti e istanze ricevute.
 

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