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La legge sul Dopo di Noi diventa finalmente operativa

Le opportunità per Regioni, Enti Locali, enti privati e attori del terzo settore
La tematica del Dopo di Noi è stata ampiamente discussa negli ultimi trent’anni ma solo recentemente affrontata in modo più organico e coordinato tra tutti gli attori del settore. La legge 112/2016 è stata la prima legge importante sulla disabilità che cerca di normare un tema delicatissimo e cruciale. Il decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, firmato il 23 novembre 2016, rende operativa la legge, esplicitandone chiaramente l’obiettivo: accompagnare nel percorso di vita le persone con disabilità grave prive del sostegno familiare. In particolare, il decreto stabilisce che l’accesso agli interventi deve avvenire previa valutazione multidimensionale secondo i principi della valutazione bio-psico-sociale e in coerenza con il sistema di classificazione ICF. Conoscere l’ICF rappresenta dunque, in questo contesto, un requisito e uno skill professionale importante per tutti i professionisti che operano nel settore. Parallelamente, la SVAMDI sta conoscendo una notevole diffusione presso la maggioranza delle Regioni italiane vista la sua capacità di coniugare la rigorosità e innovatività dell’ICF con la praticità e funzionalità di utilizzo di uno strumento specificamente pensato per il lavoro multiprofessionale di équipe e per il supporto alla definizione di un piano di vita centrato sulla persona. A questo proposito, la costituzione di uno spazio di confronto aperto a tutte le Regioni e le Province Autonome che hanno adottato SVaMDi e/o ICF potrebbe rappresentare un prezioso momento di condivisione e dibattito sulle diverse esperienze di introduzione, sviluppo e consolidamento, nonché sui benefici, le criticità riscontrate, le possibili strategie di miglioramento e le innovazioni implementate nei vari contesti regionali.
I finanziamenti previsti dalla legge 112/2016 saranno erogati per mezzo delle Regioni, chiamate a definire criteri e percorsi per l’accesso agli stessi. Esse dovranno quindi ragionare su una serie di aspetti fondamentali, tra cui: dove si potranno richiedere i finanziamenti e tramite quale procedura; chi ne potrà usufruire; quali progetti saranno ammissibili; ecc. L’adozione di linee guida e di criteri basati sull’analisi delle tante esperienze fino a ora messe in campo nell’ambito della erogazione di contributi e della gestione di progetti relativi al Dopo di Noi risulta essere lo strumento migliore per adempiere con tempestività, provvedendo a rendere esecutiva l’erogazione dei finanziamenti per Enti Locali, enti privati e del terzo settore che volessero farne richiesta. É auspicabile, però, che tutti i soggetti interessati approfondiscano la tematica e approntino per tempo i potenziali percorsi progettuali e le risorse necessarie ad avviare da subito proposte di presa in carico e progetti di residenzialità innovativa appropriati e aggiornati, in modo da potersi avvalere tempestivamente dei finanziamenti del Dopo Noi erogati dalle Regioni non appena essi saranno resi disponibili. Enti Locali e attori del terzo settore dovranno approfondire le opportunità che la legge offre, al fine di poter istruire e candidare progetti coerenti per usufruire tempestivamente dei nuovi finanziamenti. Le esperienze e i modelli più recenti a oggi sviluppatisi grazie allo spirito di iniziativa, spesso a carattere pionieristico, da alcuni territori pilota italiani che hanno voluto e dovuto muoversi all’interno di un quadro normativo frammentato, suggeriscono la costruzione di alleanze tra settore pubblico e ambito privato che radunino in maniera coordinata e secondo un criterio di complementarietà e integrazione diversi saperi e funzioni. In questo modo, i soggetti pubblici che hanno funzione regolatrice e di indirizzo delle policy sul territorio di riferimento e i soggetti privati e del terzo settore che operano nel mercato dei servizi per la disabilità o più in generale dell’assistenza sociale e della nuova residenzialità possono aprire il campo a soluzioni quanto più possibile user centered, ispirate a criteri di sostenibilità (economica, sociale e ambientale), a carattere comunitario e non ghettizzanti (cioè aperte e disegnate per essere interagenti con le comunità locali in cui si inseriscono), centrate non sull’idea dell’assistenzialismo o della gestione dell’emergenza, ma sulla pianificazione di un progetto di vita globale dell’individuo con disabilità (e della sua famiglia), dove l’assistenza rappresenti solo una parte del piano di intervento multidimensionale.

Le nostre proposte su questo tema


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