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Synergia Magazine

Recupero sì, ma per chi? Riflessione critica sulla capacità di risposta alla povertà abitativa di un caso di riqualificazione urbana

di Francesco Grandi e Gloria Pessina

[Mutamento Sociale n.30 - Gennaio 2011]


L’analisi del Piano di Recupero del quartiere del Carmine di Brescia e la lettura critica della sua capacità di risposta alle povertà abitative che in esso sono andate manifestandosi a partire dagli anni Novanta del secolo scorso risulta di particolare interesse per almeno tre ragioni.

La prima attiene alle caratteristiche specifiche del Carmine quale quartiere del centro storico di una città media che ha condiviso il destino di trasformazione di altri centri storici italiani interessati nello stesso arco d’anni da rilevanti processi di spopolamento e del conseguente abbandono e declino del patrimonio abitativo e dello spazio pubblico, conoscendo un intenso processo di riuso da parte soprattutto di popolazioni immigrate che in tali contesti hanno trovato condizioni di opportunità per il proprio insediamento abitativo e imprenditoriale e, parallelamente, sono stati scenario di processi di nuova valorizzazione.

La seconda riguarda la sovrapposizione di queste traiettorie di territorializzazione, nuova urbanità, processi di riuso, stratificazione della domanda abitativa che sono andate strutturandosi nel corso dell’ultimo ventennio e le strategie di investimento e di sviluppo urbano di più ampia scala che hanno visto un protagonismo forte dell’attore pubblico che proprio a partire dal ripensamento funzionale dei centri storici gioca una partita anche simbolica per la definizione di una nuova identità della città in epoca postfordista. In questa prospettiva il Piano di Recupero sul Carmine si affianca ad altre direttrici dello sviluppo urbano che intendono fare del centro storico bresciano lo snodo di un più ampio distretto turistico-culturale e della conoscenza, con baricentro nel sistema museale e nelle rinnovate e ricollocate sedi universitarie.

La terza riguarda l’impianto specifico dell’iniziativa pubblica che inaugura il processo di recupero del quartiere Carmine a partire dalla messa a tema, nelle comunicazione pubblica e nelle logiche del piano, del problema della “sicurezza da ripristinare” quale motore per un intervento che si configura formalmente come uno strumento urbanistico tradizionale (il Piano di Recupero) ma che vorrebbe però recepire negli orientamenti alcuni elementi dei contemporanei programmi complessi di rigenerazione urbana.

L’analisi critica che qui si propone in allegato intende presentare la complessità delle dinamiche che hanno portato al configurarsi della “crisi urbana” che ha preceduto il Piano di Recupero e la mancata sufficiente tematizzazione della complessità sociale e delle stratificazione di domanda abitativa espressa dagli abitanti del quartiere. Verranno qui di seguito rielaborati alcuni dei risultati ottenuti nel corso dell’indagine realizzata nell’ambito del progetto Equal KOINE’: L’integrazione degli immigrati nella società locale e nell’impresa da un’equipe multidisciplinare composta da ricercatori di Synergia, del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano e della SDA Bocconi e integrata con analisi e materiali più recenti raccolti nell’ambito dello studio di fattibilità per la realizzazione di progetti di coesione sociale nel comune di Brescia finanziato dalla Fondazione Cariplo.

Paper presentato alla Terza Conferenza Annuale ESPAnet Italia
"Senza welfare? Federalismo e diritti di cittadinanza nel modello mediterraneo", Napoli, 1 Ottobre 2010

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