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RdC: differenze territoriali nelle caratteristiche dei beneficiari

Di Cristina Rubis Passoni
Nei precedenti articoli abbiamo trattato gli approfondimenti che ANPAL ha steso per quanto concerne il reddito di cittadinanza, sia a livello nazionale che a livello regionale. Lo scritto è intitolato “Focus 75” e riguarda i beneficiari del reddito di cittadinanza che sono tenuti a seguire il percorso del patto per il lavoro. In particolare, vengono riportati alcuni dati relativi al lavoro svolto dai servizi, per comprendere come dunque sono stati presi in carico i beneficiari del reddito di cittadinanza dai centri per l'impiego, esibendo una serie di statistiche sui beneficiari e sulle modalità di presa in carico.
In quest’ultimo articolo ci vorremmo soffermare sul profilo dei beneficiari suddivisi in regione per regione.

Per iniziare, mi vorrei soffermare sul livello di età dei beneficiari. L'età mediana dei percettori del RdC è di 39 anni, se teniamo in conto tutto il territorio italiano, ma ci sono delle grosse differenze tra le regioni del Nord e del Centro, dove l’età è più alta, mentre nelle regioni del sud abbiamo beneficiari mediamente più giovani. Ma ci sono differenze molto marcate a livello regionale, osservabili in casi come la Toscana, dove è presente un’età mediana pari a 43,9 anni, e le Marche, con un’età mediana pari a 43,6 anni (età più elevata tra tutte le regioni); di contro abbiamo la Puglia, con un’età mediana pari a 32,8 anni (il dato più basso tra tutti).

Le cause di questa variabilità dell’età son date dalla percentuale dei destinatari del RdC, che sono lavoratori o potenziali lavoratori giovani. Vediamo che, a livello nazionale, la percentuale è del 33,4%, quindi più o meno 1 beneficiario su 3 ha meno di 30 anni. Possiamo notare che questa percentuale è più bassa nelle regioni del nord e nel centro, ma più alta nelle regioni del sud.

A livello regionale c’è una percentuale molto bassa di beneficiari che hanno meno di trent’anni in Valle d'Aosta, con solo 18,9 %, e nella Provincia autonoma di Trento, con il 26,2%. In Puglia, invece, i richiedenti dell’Rdc che hanno meno di 30 anni sono il 45,4%.

Di converso, per quanto riguarda le persone dai 50 anni in su, possiamo vedere che in Puglia abbiano solo un 20,1% (dato più basso tra tutte le regioni), mentre i dati più alti li troviamo al nord, soprattutto con Toscana e Marche, rispettivamente 35% e 33,2%.

Guardando la scolarizzazione, notiamo che nella regione Molise abbiamo un livello medio di scolarizzazione leggermente più elevato, dove gli anni medi sono pari a 10,2, mentre i beneficiari del RdC che si fermano alla terza media sono il 55,2%. In Lombardia abbiamo un’anzianità di scolarizzazione che arriva vino a 9,5 anni. Per contro abbiamo le Marche con le condizioni più gravi, dove abbiamo un livello di anni di scolarizzazione medi pari a 7,1, e beneficiari che si sono fermati alla terza media sono il 78,8%.

Un altro dettaglio importante, per avvicinarci al completamento della descrizione del quadro regione per regione, è il profiling. Questa attività svolta dai Centri per l’impiego consente di costruire un indice sintetico, da 0 a 1, che va a definire il livello di occupabilità del beneficiario del RdC, ossia quanto una persona è facilmente collocabile nel modo del lavoro. Più il valore è vicino a 0, più la persona è occupabile. Possiamo vedere che c’è una certa omogeneità tra le regioni e notare solo una certa differenza tra l’indice della provincia autonoma di Bolzano, che è di 0,772 e dei valori più elevati rispetto alla media per la Calabria con 0,906 e la Sicilia con 0,907. Generalmente abbiamo un indice di profiling più alto per le isole e le regioni del sud rispetto al dato nazionale (0,881).

Per concludere la descrizione nazionale dei beneficiari dell’RdC, l’ultimo punto riguarda la categoria degli stranieri. Ci sono molte differenze a livello territoriale, in quanto la totalità di stranieri per ogni regione cambia, per questo nel seguito presenteremo dati standardizzati sulla presenza nella popolazione straniera, focalizzandoci sugli stranieri extracomunitari. Abbiamo alcune regioni come la Campania e la Sicilia, dove le percentuali degli stranieri tenuti al patto per il lavoro sul totale dei beneficiari è inferiore al 10%, rispettivamente 9,5% e 7,7%. Poi abbiamo le regioni in cui è superiore del 25%, come la Lombardia (25,3%), Emilia-Romagna (25,6%), Abruzzo (25,8%), Liguria (28,2) e il Veneto (29,9). Abbiamo anche delle regioni dove la percentuale supera il 30%, in particolare ci riferiamo ai casi presenti in Umbria(30,6%), Marche (31,4%), Trentino Alto Adige (33%) e Valle D’Aosta (38,1%).

Un ultimo sguardo lo si deve al sesso dei richiedenti: notiamo che il 52% sono donne mentre il 48% sono uomini, un dato omogeneo a livello territoriale del tutto in linea con il rapporto di mascolinità della popolazione totale.

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