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Lavoro agile: quattro ragioni per non tornare indietro

di Valerio Langè
Fin dai primi giorni dell'emergenza sanitaria, il lavoro agile, o smart working, è uno degli strumenti dispiegati per garantire la continuità delle attività economiche e amministrative pur tutelando la salute pubblica. Nell’ordinamento italiano, come a molti è noto, il lavoro agile è definito dalla legge 81/2017 e prevede la volontarietà e la possibilità di scegliere il luogo presso cui lavorare. Inoltre, generalmente le dotazioni tecnologiche necessarie sono messe a disposizione dall’organizzazione. Per questo, il modo di lavorare che diverse persone, tanto nell’ambito del lavoro pubblico, quanto del lavoro privato, stanno sperimentando in queste settimane, è una forma straordinaria di lavoro agile: in primo luogo, perché oggi il lavoro agile è praticamente obbligatorio, mentre per come è definito dal Legislatore, si dovrebbe basare sulla volontarietà. In secondo luogo, perché al lavoratore non è consentito di scegliere il luogo presso cui lavorare: si lavora da casa. Da ultimo, perché molti lavoratori stanno utilizzando i propri dispositivi personali: per diverse organizzazioni non c’è stato infatti modo di dotare tutto il personale delle tecnologie necessarie.

Queste tre ragioni non riducono tuttavia la portata delle opportunità che organizzazioni pubbliche e private possono cogliere. Attraverso questa “agilità obbligatoria”, infatti, è possibile sperimentare un nuovo modo di lavorare che può essere l’avvio di un percorso di cambiamento che potrà continuare, su base volontaria, con maggiore libertà e con la dotazione adeguata, nei prossimi mesi e anni, una volta che questa emergenza sarà definitivamente archiviata.

Sono infatti parecchi gli elementi che consentono di guardare al lavoro agile con uno sguardo ragionevolmente favorevole.
Il primo elemento: tante Pubbliche Amministrazioni e per tante imprese sta consentendo di garantire la continuità dell’azione amministrativa e delle attività economiche, attutendo quindi l’impatto dell’emergenza sanitaria sul sistema Paese. Il lavoro agile si configura quindi come un efficace strumento di risposta a situazioni di emergenza, come un’efficace “assicurazione” che le famiglie, le imprese e le istituzioni possono sottoscrivere, a favore della tutela della salute e contro l'impoverimento.
Un secondo elemento riguarda le maggiori opportunità di conciliazione vita-lavoro: lo smart working sta consentendo alle famiglie di gestire la quotidianità, continuando a lavorare, con i figli che seguono le lezioni da casa. La conciliazione è del resto l’interpretazione prevalente che il Legislatore, a partire dalla legge 145/2018, ha dato al lavoro agile. È da rilevare come le mamme vedano il lavoro agile più favorevolmente rispetto alla media: il 71% vorrebbe il lavoro agile 1 o 2 giorni a settimana, percentuale che sale all’89% per le donne con figli.
Un terzo elemento riguarda i benefici ambientali: diversi studi mostrano come lo smart working stia consentendo di ridurre le emissioni inquinanti: risulta infatti che con il lavoro agile gli italiani abbiano complessivamente risparmiato evitato di emettere in atmosfera oltre 60 tonnellate di anidride carbonica.
Infine, pare che i lavoratori guardino con favore al lavoro agile: un sondaggio su un campione di 1.002 lavoratori italiani tra i 18 e i 65 anni mostra che l’80% è favorevole al lavoro agile, tanto che il 37% non vi rinuncerebbe a costo di rinunciare a parte dello stipendio. A questo proposito rilevano i vantaggi in termini di tempo e di benefici economici. Apprezzate anche la possibilità di mangiare in modo più sano e l’opportunità di trascorrere più tempo con la famiglia.

Dai quattro aspetti positivi evidenziati non si possono tuttavia separare alcuni elementi critici. La mancanza di orari tende a far lavorare più a lungo, mentre un italiano su tre lamenta problemi di accesso alla rete o a dispositivi adeguati: occorre perciò cogliere l’occasione attuale per avviare un percorso di adeguamento, anche infrastrutturale. Quasi l’80% dei lavoratori dichiara di utilizzarlo per la prima volta: oltre ad adeguare i dispositivi tecnologici a disposizione, è fondamentale imparare a gestire bene il tempo, a organizzarsi autonomamente, a pianificare le attività e ad evitare le distrazioni.
Per questo, occorre sperimentare, provare, formarsi e farsi accompagnare lungo un percorso che consenta di individuare il miglior modello di smart working, affinare procedure e protocolli, rispettare gli adempimenti previsti dalla legge e introdurre adeguati sistemi di valutazione delle prestazioni.

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