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Synergia Magazine

La legislazione italiana relativa alla lotta all’omofobia e alla transfobia

di Marta Distaso e Rebecca Zanuso

[Mutamento Sociale n.31 - Aprile 2011]

In Italia, l’atteggiamento don't ask, don’t tell (supportato dalla presenza della Chiesa cattolica) rinforza la separazione tra sfera pubblica e dimensione privata: l’omosessualità non è né perseguita, né protetta dalla legge italiana e deve rimanere un fatto privato. Il Codice Zanichelli del 1889, decriminalizza gli atti omosessuali tra adulti consenzienti, rendendo l’omosessualità legale.
Nella Repubblica Italiana la non discriminazione, regolata dall'Articolo 3 della Costituzione, non nomina esplicitamente l'orientamento sessuale, che potrebbe comunque rientrare tra le condizioni personali e sociali. A livello di codice penale, le discriminazioni sono regolate dalla cosiddetta Legge Mancino che, nella sua prima formulazione, includeva anche l'orientamento sessuale, elemento che venne poi eliminato dal testo nella stesura definitiva. Estendere i principi vigenti in materia di razzismo all’orientamento sessuale significherebbe, di fatto, stabilire una pena per chi diffonde idee fondate sulla superiorità di un particolare orientamento sessuale rispetto ad un altro e, quindi, sottoporre a processo chiunque abbia usato parole d’odio nei confronti di persone LGBT (gay, lesbiche, bisessuali, transessuali), anche incitando alla discriminazione. E nonostante il Parlamento Europeo abbia chiesto a tutti gli stati membri, nella sua risoluzione del 2006, di assicurare che le persone LGBT vengano protette da discorsi omofobici e che i partner dello stesso sesso possano godere del rispetto, della dignità e della protezione riconosciuti al resto della società, ad oggi non esiste ancora in Italia una legge che sia diretta a questo fine.
La menzione esplicita dell'orientamento sessuale è, invece, presente nel Decreto legislativo n. 216 del 9 luglio 2003 (Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro), norma che tutela dalle discriminazioni sul luogo di lavoro. Inizialmente tale decreto prevedeva delle eccezioni per il personale delle Forze Armate, delle forze dell'ordine e di soccorso, norma che è stata poi abolita in seguito alla procedura d'infrazione aperta dalla Comunità Europea contro l'Italia, in quanto contraria alla direttiva comunitaria contro le discriminazioni. Bisogna comunque riconoscere che alcuni tentativi di lotta alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale a livello legislativo, effettivamente, sono stati fatti: un esempio è costituito dalla proposta di legge presentata dall’onorevole Concia in Commissione Giustizia il 30 settembre 2008, che prevedeva l’introduzione di un’aggravante per i reati di omofobia e transfobia. Il 2 ottobre 2009 la Commissione Giustizia della Camera dei deputati adottò un testo base, che però, fu bocciato dalla maggioranza dei deputati della Camera, bocciatura che provocò dure critiche verso l'Italia da parte di rappresentanti dell'Unione Europea e dell'ONU. Negli ultimi mesi, tuttavia, sembra che il percorso verso il riconoscimento dei diritti umani e della lotta alla discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale da parte del Parlamento Italiano sia stato in qualche modo ripreso: Mara Carfagna, Ministro per le Pari Opportunità, il 9 novembre 2009 ha presentato Nessuna differenza, la prima campagna istituzionale italiana contro l’omofobia e le discriminazioni di genere. Il deputato Concia ha presentato una proposta di legge il 29 aprile 2010, che istituisce la Giornata Nazionale contro l’Omofobia, da celebrarsi ogni anno il 17 maggio, in linea con quanto accade a livello comunitario. Allo stato attuale, tuttavia, la proposta non è stata ancora passata al vaglio del voto della Camera.

 

 

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