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Synergia Magazine

Il nodo critico della dispersione scolastica

di Alessandro Pozzi
Mutamento Sociale n.4 - Dicembre 2004

Il termine 'dispersione scolastica' giunge a comprendere tutti quegli aspetti di insuccesso formativo e di inefficienza del sistema di istruzione che incidono negativamente sulla capacità dello studente di portare a termine il proprio percorso scolastico, aumentando così le possibilità di confluire in aree sociali 'marginali'. La dispersione rappresenta da sempre un fattore di rischio nello svolgimento della funzione scolastica ed è senza dubbio uno dei temi di maggiore interesse del dibattito sulla scuola dell'obbligo.

Le analisi più accreditate su scala nazionale segnalano la permanenza di alcune sofferenze del sistema scolastico italiano: in particolare, esistono ancora forti differenze territoriali, il fenomeno è marcatamente più presente nella popolazione scolastica maschile, dipende ancora molto dal titolo di studio dei genitori, incide di più nel primo anno delle scuole superiori e nell'istruzione professionale. Nelle scuole elementari la dispersione si attesta a livelli fisiologici e costanti nel tempo (0,08% nell'a.s. 2002/03) ed è costituita in gran parte da figli di nomadi, ritiratisi e trasferitisi altrove. Anche nelle scuole secondarie inferiori il trend si rivela regolare e costante, nonostante si registrino livelli più elevati rispetto al precedente ciclo di studi (0,31% di abbandoni nell'a.s. 2002/03). Il tasso maggiore di drop out si registra invece nel primo biennio delle scuole secondarie superiori, con 4,65 ritirati ogni 100 alunni regolarmente iscritti, nell'a.s. 2001/02. Quanto alle dimensioni sommerse, va almeno ricordato il modesto livello raggiunto nei processi di apprendimento nella scuola media inferiore, dove si segnala che poco meno della metà dei licenziati riceve il giudizio di 'sufficiente'.

Le cause dell'abbandono possono essere molteplici: si tratta di più fattori che si combinano tra loro e che non possono essere considerati gli uni indipendentemente dagli altri. Le ragioni che stanno alla base del fenomeno si possono ascrivere sia a fattori scolastici (e dunque endogeni al sistema-scuola) sia extrascolastici (esogeni). Appartengono al primo gruppo il livello di professionalità dei membri del corpo docente, la loro capacità di interagire con i ragazzi, la presenza di infrastrutture idonee, la capacità della scuola di ragionare in rete, la funzionalità dell'integrazione scolastica. A questi fattori, interni al sistema, si intrecciano una serie di elementi mutuati dal contesto sociale nel quale il ragazzo è inserito. In quest'ambito giocano un ruolo fondamentale il background culturale della famiglia di riferimento, l'importanza da essa attribuita al capitale formativo, l'influenza del gruppo dei pari, la condizione economica del nucleo genitoriale , le attitudini, vocazioni e interessi soggettivi del ragazzo, e così via. Tali fattori, intrecciati alle problematiche del vissuto minorile, si pongono come effetto e parimenti come causa della dispersione, correlandosi al contesto sociale più ampio.

Parlare di dispersione scolastica, infine, non significa soltanto riferirsi ai casi di abbandono precoce degli studi o di evasione dell'obbligo scolastico. Nel trattare la dispersione ci si deve riferire anche a tutti i casi di insuccesso che lo studente può sperimentare nel corso del proprio iter formativo (pluribocciature, debiti formativi, frequenza irregolare, qualità scadente degli esiti, ecc.), fenomeni che in molti casi concorrono a giustificare le decisioni più drastiche di abbandono e drop out. In questi termini, l'insuccesso può quindi essere considerato come manifestazione di perturbazioni più o meno graduali, transitorie o durature (Marcelli e Braconnier, 1989) di questa fase di ciclo vitale che determinano interruzioni e rallentamenti nell'iter scolastico.

In questo scenario, la dispersione si caratterizza come fenomeno complesso. Tale complessità rende fuorviante qualsiasi analisi di tipo deterministico-causale (volta alla ricerca dei rapporti di causa-effetto)  mentre chiama in causa modelli sistemici più complessi che, partendo dal macro (mutamento sociale, contesto culturale di riferimento) giungono alla dimensione più intimistica e soggettiva del fenomeno (gruppo dei pari, influenza genitoriale, dimensione del sé). Synergia, nell'ambito di un recente studio realizzato per conto della Provincia di Pescara ('I passaggi critici della formazione scolastica e dell'inserimento lavorativo' , ottobre 2004), ha cercato di ricostruire questo percorso attraverso una matrice di analisi della dispersione scolastica. Nella tabella sinottica, ogni elemento causale implica l'insorgere di uno o più fattori incidenti che concorrono, in un rapporto tra loro complementare, all'insorgere di comportamenti devianti. La numerosità degli elementi presenti nella matrice, richiama la complessità del fenomeno oggetto di studio.

Rispetto alle politiche di intervento che l'ente pubblico può mettere in atto per arginare i fenomeni di abbandono, si deve tenere presente che le situazioni di rischio educativo hanno radici profonde e la decisione di interrompere gli studi non è che la conclamazione di un percorso iniziato anzitempo. Da qui l'esigenza di individuare con un certo margine di anticipo quei fattori che accelerano i fenomeni di abbandono. Tali interventi devono assumere inoltre valenza preventiva, atta a scoraggiare l'abbandono della scuola da parte del giovane: una volta che la dispersione entra nella sua fase 'conclamata' ed il ragazzo fa il suo ingresso nel mondo del lavoro, le probabilità che esso faccia ritorno al percorso formativo intrapreso, sono assai meno verificabili. E' necessario dunque:

- agire sin dalle scuole elementari con politiche atte a fornire a tutti i bambini quegli strumenti metodologici e comportamentali in grado di garantire un corretto prosieguo dell'iter scolastico e le stesse condizioni di partenza per tutti; Si tratta dunque di sviluppare una metodologia di insegnamento incentrata più sui metodi e sulle abilità, piuttosto che sui contenuti;

- rendere più fluido il passaggio di informazioni tra i diversi ordini di scuola (integrazione tra i cicli) attraverso azioni che consentano una conoscenza reciproca sia dell'impostazione educativa e didattica dei due ordini scolastici, sia del curriculum di provenienza degli alunni (gli insegnanti delle medie potrebbero fornire tutta una serie di elementi utili alla ricostruzione della storia scolastica dei ragazzi 'a rischio');

- mettere in atto opportune strategie di orientamento, sia in ingresso sia in uscita dal ciclo scolastico (iniziative che muovono in questa direzione, sono la promozione di attività di accoglienza, la redazione di una 'mappa dei servizi educativi', la presenza di tutor e la programmazione di interventi informativi);

- rimotivare l'alunno allo studio, attraverso una didattica più flessibile ed adattabile alle strategie e agli stili individuali. In questo senso la scuola deve fornire la risposta ai diversi bisogni di crescita, non solo sul piano culturale (studio), ma anche su quello relazionale ed affettivo, specie in presenza di ragazzi portatori di bisogni complessi e con problematiche familiari evidenti. Per tali soggetti, la presenza di figure di tutorship può contribuire a 'smussare' gli angoli duri dell'ambiente scolastico, rendendolo più familiare e gradevole;

- Il recupero motivazionale, oltre che da percorsi di tutorship e da una differente modulazione dei piani formativi, passa anche attraverso il coinvolgimento degli alunni in attività extra-scolastiche promosse dai singoli istituti. Tali attività possono comprendere laboratori teatrali, la redazione di giornalini di istituto, rassegne cinematografiche, uscite ecologiche, partecipazione ad iniziative culturali, sportive ed artistiche, assemblee di istituto, multimedialità ed utilizzo di internet. Attraverso la partecipazione a queste attività, lo studente è in grado di percepire l'ambiente scolastico (nella sua accezione più ampia del temine) come favorevole ed accogliente, mentre sono smorzate le frustrazioni e le delusioni che spesso contribuiscono ad accrescere la disaffezione verso lo studio.

Un ruolo importante, infine, lo svolge la ricerca: come accennato la dispersione è frutto di un percorso lento e 'prevedibile'. E' dunque compito dell'ente pubblico mettere in atto opportune azioni di ricerca e studio, in grado di individuare e monitorare i fattori che innescano i processi di abbandono con la finalità di ridurre al minimo il fenomeno.

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