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Synergia Magazine

Area anziani: un'agenda di intervento per nuovi amministratori

Mutamento Sociale n.2 - Ottobre 2004

A pochi mesi dalle competizioni elettorali che hanno coinvolto centinaia di enti locali, presentiamo di seguito una possibile agenda di intervento destinata ai nuovi amministratori comunali e provinciali. Le proposte enunciate riguardano l'area delle politiche sociali per anziani e i servizi alla persona ad essi dedicati. Nel loro insieme tali proposte costituiscono un catalogo di idee utili a capire, aiutare e valorizzare la popolazione anziana e a comprendere i bisogni emergenti relativi a questo target di riferimento. Esse sono frutto dell'esperienza che Synergia ha maturato in questi anni in numerosi studi, nazionali ed internazionali, e derivano dal raffronto con le indicazioni di policy, provenienti da altri contesti europei.

Lo scenario
L'Italia è tra i paesi che presentano una più elevata percentuale di anziani nella popolazione. L'esplosione gerodemografica è inoltre accompagnata da importanti mutamenti sociali, quali il decremento dei tassi di fecondità, il dissolvimento della rete di protezione familiare e la crescente partecipazione femminile al mercato del lavoro.
Di fronte a tale scenario appare evidente come la ricerca di nuovi strumenti di intervento nell'ambito delle politiche socio-assistenziali rappresenti oggi una delle sfide fondamentali per i nuovi sistemi di welfare. I tradizionali modelli di politiche non sembrano infatti in grado di governare il processo di cambiamento in corso, sviluppando risposte spesso inadeguate all'emergere di bisogni nuovi. Di fronte a questo scenario appare evidente come la ricerca di nuovi strumenti di intervento rappresenti oggi una delle sfide fondamentali per i nuovi sistemi di welfare.


1. Un esempio dell'inadeguatezza attuale: le barriere sociali
La società italiana attuale è disseminata di 'barriere' che provocano un perverso 'eccesso di disabilità', ovvero quella disabilità che non si giustifica principalmente in base ad elementi fisici e somatici, ma che è causata anche da una pluralità di fattori ambientali, sociali, culturali, economici. E' su di essi che occorre intervenire.
· Barriere Fisiche:  (ambientali e architettoniche). Il modo in cui le case sono costruite non le rende adatte agli anziani (sono talvolta troppo piccole per ospitare l'anziano e la famiglia che lo accudisce, altre volte troppo grandi per un anziano solo; piene di ostacoli come scale, locali angusti e difficili da pulire, costruite con materiali sdrucciolevoli e pericolosi, vecchie e con impianti non a norma…), sono in zone della città a rischio di isolamento (poco servite dai mezzi pubblici, lontane dai negozi o dai luoghi di incontro…); le stesse grandi città spesso ( a differenza di quelle medio-piccole) sono esse stesse barriere (poco servite dai mezzi pubblici, prive di luoghi di incontro e aggregazione, intasate dal traffico e pericolose per i pedoni).
· Barriere Psicologiche: Per il prevalere di un'ideologia giovanilista si stanno diffondendo meccanismi di difesa che tutti gli individui (anziani e non) mettono in atto verso la categorizzazione stessa di 'anziano' (o peggio di 'vecchio'), come per esempio il rifiuto e la negazione dell'essere e del diventare 'anziano', cioè del vivere comunque come 'positiva' una fase del proprio ciclo di vita.
· Barriere culturali: La categoria degli anziani è spesso oggetto di pregiudizi, stereotipi e stigmatizzazioni ('è vecchio, non c'è più niente da fare, è ammalato e non si cura più…'), imbarazza il marketing, finisce persino per produrre fenomeni di autoesclusione negli stessi anziani verso tutto ciò che di nuovo si crea.
· Barriere scientifiche: Persino la ricerca scientifica e gli investimenti pubblici e privati nell'ambito delle cure e della prevenzione sembrano non essersi accorti di quanto sta accadendo: basta vedere quanto poco contano nelle didattica e nella ricerca delle Università italiane le discipline legate allo studio dell'invecchiamento.
· Barriere burocratiche: Il sistema dei servizi è ancora soggetto ad una ridondanza di passaggi per l'accesso alle prestazioni che spesso penalizza proprio la quota più anziana della popolazione.

2. Le 'buone prassi' emergenti
· Rinunciare ad ogni visione stereotipata sulla popolazione anziana, ed anzi studiarla a fondo con strumenti più adeguati (analisi longitudinali, vasta applicazione di test gerontologici, inclusione sistematica di anziani nei gruppi bersaglio per la progettazione di beni e servizi nuovi,…) e riconoscerle oggi le risorse di benessere e di energia che essa mostra di avere.
· Rinunciare a semplici classificazioni per fasce d'età e ragionare piuttosto per 'momenti di passaggio': le situazioni critiche si generano non ai compleanni ma in corrispondenza di passaggi quali vedovanze, allontanamenti della propria famiglia, cadute in malattia, perdite di autonomia (che possono avvenire ad età diverse). Qui bisogna concentrare le risorse di ricerca e di intervento, qui vanno affinati gli strumenti di misura e prevenzione.
· Evitare la formazione di nuove 'disabilità' indotte dalle tecnologie incorporate nella vita quotidiana, presidiando ogni trasformazione e ogni innovazione (chiedendosi quindi sistematicamente quali esclusioni queste possono generare, accanto ai benefici palesi).
· Più in generale preservare il capitale culturale delle generazioni più adulte, offrendo occasioni di scambio continuo e aggiornamento, forme di espressività anche con i  nuovi supporti tecnologici. La realtà della 'scuola' dovrebbe essere un luogo privilegiato per un incontro tra le generazioni.
· Valorizzare e tutelare il capitale sociale degli anziani almeno quanto si tutela la loro salute, moltiplicando le occasioni di scambio comunitario, di relazioni sociali, di condivisione, di vicinato, di volontariato e di self-help, innescando fiducia, ma anche integrando i processi di pura monetizzazione dell'aiuto con l'offerta di servizi e di prestazioni (rinunciando a false estremizzazioni ideologiche) e progettando adeguatamente lo spazio pubblico, anche in funzione appunto della condizione anziana.


3. Un'agenda d'intervento
· Occorre rifondare con strumenti adeguati la base conoscitiva sulla popolazione, capire come i principali elementi costitutivi delle nostre esigenze - età biologica, fase del ciclo di vita, appartenenza generazionale, spirito del tempo, contesto ambientale - intervengono e interverranno a definire il set di risorse e bisogni in chi varca l'età pensionabile
· Bisogna sensibilizzare tutta la popolazione, incrinare la cultura del presente che impedisce a chi è più giovane di proiettarsi in altra età, lavorare sul sistema dei media - giornalisti, autori dell'editoria scolastica o così come della fiction televisiva, agenzie pubblicitarie,.. - per cambiare le rappresentazioni dell'età attualmente vigenti. Valga l'esempio del quotidiano francese 'Le Monde', che il 14 settembre 'apriva' in prima pagina e vi dedicava due pagine interne alla malattia Alzheimer e al programma del governo francese appena annunciato [visibile sul sito http://www.sante.gouv.fr/htm/actu/alzheimerpresse/accueil_dp.htm ].
· Bisogna disegnare i nuovi servizi e i nuovi prodotti a partire dall'inclusione degli anziani come fruitori potenziali, per bloccare il processo che sta escludendo dalla vita attiva chiunque non sa usare l'intermediazione tecnologica
· È necessario sviluppare da un lato azioni di empowerment degli anziani gestite dagli anziani stessi (alfabetizzazione tecnologica, spazi di incontro intergenerazionali, movimenti/gruppi di volontariato …), dall'altro forme di educazione e accompagnamento alla terza età (prevenzione/informazione alimentare, sanitaria, culturale; aiuti nel passaggio dal 'lavoro' al 'pensionamento').
· Vanno sviluppati in questo campo l'integrazione reale tra servizi domiciliari , residenziali e comunitari, tra livello sociale e sanitario, tra pubblico, privato e terzo settore. Gli aiuti economici alle famiglie ad esempio, hanno senso e sono efficaci solo se contestuali ad una rete di servizi domiciliari che li integrino e che aiutino le 'relazionalità' e le 'fatiche' familiari.
· Vanno rafforzati i servizi tradizionali (Unità Valutazione Geriatrica, SAD e ADI, Centri diurni integrati…) e pensati dei nuovi servizi (Consultori e spazi di prevenzione, nuclei/servizi per situazioni specifiche - quali l'Alzheimer), forme di residenzialità alternative (ricoveri temporanei in strutture, comunità alloggio, gruppi appartamento…).
· Va favorito il coinvolgimento di nuovi caregiver immigrati, sia a livello sanitario che sociale (riconoscimento informale di alcuni percorsi formativi assistenziali degli stranieri) e vanno promossi percorsi di formazione mirata a queste forme di '!inserimento lavorativo' di grande utilità sociale. Perciò è necessario favorire l'integrazione tra politiche socio assistenziali con politiche di emersione del lavoro sommerso, sia sul fronte della domanda (attraverso interventi di agevolazione fiscale -detrazioni e deduzioni - nell'acquisto di prestazioni sul mercato regolare), sia sul fronte dell'offerta (nascita e sviluppo di soggetti cooperativi -pooling di risorse - in grado di organizzare i lavoratori singoli), sul modello di quanto fato in Francia, Germania, ecc.
· Va favorita l'attività dei care giver informali con strumenti di sostegno mirati (interventi di sollievo e ricostruzione, percorsi di educazione al care, sostegno psicologico, gruppi di self-help, forme di case management) ma anche prevedendo forme di contribuzione previdenziale e processi di contrattualizzazione e regolarizzazione, sulla base dell'esperienza maturata in ambito internazionale.
· Vanno potenziati i servizi culturali ricreativi e di animazione sia interni che esterni alle strutture di cura. Un ruolo importante sul territorio è svolto dai Centri di Aggregazione e dai Centri Diurni per anziani cui però vanno ancora poca attenzione e poco supporto, anche finanziario.
· Vanno incentivate le iniziative private e pubbliche di offerta culturale, di loisir, di turismo per la popolazione anziana con un'attenzione particolare ai costi, alle modalità, agli orari, etc. delle iniziative medesime.
· Occorre studiare e incentivare nuove soluzioni edilizie e di organizzazione urbana attente alle esigenze di una popolazione anziana sempre meno supportata da reti familiari

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