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Il DL Cura Italia: ulteriori opportunità di finanziamento dei servizi sociali.

Di Cristina Rubis Passoni
In questo periodo così delicato e differente rispetto a quello a cui noi tutti siamo abituati, e sotto le numerosissime somme che sia pubblici che privati stanziano per aiutare la protezione civile e il SSN, c’è da chiedersi come queste cifre possano essere raccolte e usate dalle amministrazioni pubbliche. A questa domanda giunge in nostro aiuto l’articolo 99 del Decreto Cura Italia (DL 18 del 17 marzo 2020), dove si stabilisce che la raccolta e l’utilizzo delle donazioni liberali e il relativo acquisto di forniture e servizi verso aziende.
Viene stabilito che il Dipartimento della protezione civile è autorizzato ad aprire uno o più conti correnti per la raccolta esclusiva e l’utilizzo delle donazioni per l’emergenza epidemiologica in atto. Le risorse per il fondo emergenze vengono trasferite integralmente dopo la domina del commissario delegato sulla contabilità speciale. Se le risorse non fossero sufficienti ad affrontare lo stato di emergenza in atto, l’art 24 del DL del 2018 fornisce delle direttive chiare sul da farsi. Difatti, nel comma 2 viene sancito che, a seguito dell’evento calamitoso, il Consiglio dei ministri ha il compito di individuare le risorse finanziarie necessarie per il completamento delle attività e per l’avvio di interventi più urgenti, qualora i fondi del “fondo emergenza” risultassero insufficienti.
Ma come si devono comportare le amministrazioni pubbliche con l’acquisizione di forniture e servizi per il contrasto all’emergenza? Nel comma 3 dell’articolo 99 del DL Cura Italia 2020, si indica, come formula migliore per questo evento, l’affidamento diretto: senza previa consultazione di più operatori economici, si andrà così a facilitare e a velocizzare quel meccanismo di concessione, evitando gare, procedure competitive e autorizzazioni, necessarie per l’applicazione del principio di concorrenza nel mercato.
Interessate per le pubbliche amministrazioni è proprio l’affidamento diretto che va a rendere più facile l’acquisto di beni per gestire l’emergenza.
Con l’affidamento diretto si vanno a finanziare tutti quei servizi e forniture da parte di aziende, agenzie ed enti del SSN, ma solo se sono finanziate in via esclusiva, tramite le donazioni di persone fisiche o giuridiche private, e solo per importi non superiori alle soglie di rilevanza comunitaria (214.000 mila Euro) deliberate dall’art 35 del codice dei contratti pubblici  (D.Lgs 18 aprile 2016, n 50), a condizione che l’affidamento sia conforme allo stato di emergenza. Ancora più larga è la semplificazione delle procedure per il fronteggiamento da parte degli Enti locali dell’emergenza alimentare (Ordinanza 658 del Capo Dipartimento Protezione Civile ) per la quale la deroga al codice degli appalti è totale (questo argomento è trattato in un altro articolo di Synergia Magazine)
Soffermandoci ancora alle pubbliche amministrazioni, esse sono vincolate per queste somma a  un’apposita rendicontazione separata e sono autorizzate all’apertura di un conto dedicato, assicurando sempre una totale e limpida tracciabilità. Al termine dello stato di emergenza, ogni PA dovrà pubblicare sul proprio sito internet (o - in mancanza di questo - su altri siti) la rendicontazione relativa al conto citato sopra, per garantire la trasparenza dell’impiego delle somme.
Dopo questa attenta visione, messa nero su bianco dall’art 99 del DL del 17 marzo 2020, ci si interroga come i relativi comuni, gli ambiti territoriali o i consorzi possano promuovere campagne con il SSN e/o possano sfruttare questa norma per riuscire a finanziare le prestazioni sociali.
Attualmente, le prestazioni sociali che offrono i comuni, sono di assoluta necessità, soprattutto per tutte quelle persone che sono in isolamento, come gli over 65, i disabili e cittadini colpiti dalla malattia in quarantena a casa. Le raccomandazioni della Circolare 1/2020 del 27 marzo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, insistono particolarmente su questi aspetti.
A questo avviso, i comuni possono percorrere due strade per poter portare soccorso alla propria cittadinanza. In primis, i comuni possono rivolgersi a enti privati di primo soccorso, come il personale sanitario della Croce Rossa. Nel secondo caso, il comune - o l’ente locale - si può affidare alle cooperative che già assistevano gli anziani nei periodi precedenti alla quarantena.
Queste due soluzioni portano, in ogni caso, a un aumento dei costi (di circa il 10-15%), dato il dispositivo sanitario monouso che indossa il personale.
Per dare una risposta e un aiuto in più per decidere quale sia la migliore strada da attivare in questa emergenza, possiamo rifarci alla circolare 630/0015283 del 20/03/2020 della protezione civile, la quale delibera sul modello di intervento da attuare a diversi livelli territoriali per fronteggiare l’emergenza in atto. Importante risulta essere l’attivazione dei Centri Operativi Comunali (COC), i quali avranno una funzione di monitoraggio per valutare e pianificare azioni da intraprendere. All’interno del COC verrà anche stabilita una catena di comando a livello comunale e il coordinamento delle attività del volontariato.
All’interno del documento vengono stabiliti tutti i compiti che un volontario della protezione civile può svolgere, come fornire un supporto ai soggetti fragili, noti ai servizi comunali o comunicati ai sindaci attraverso le ASL. I cittadini infetti devono essere seguiti solo da personale sanitario, con l’utilizzo di tutte le precauzioni, tra cui la mascherina di tipo FFP2 (qualora non fosse disponibile, l’operatore dovrà avere in dotazione una mascherina chirurgica).
In conclusione, il comune ha l’obbligo giornaliero di trasmettere quotidianamente alla relativa Struttura Regionale di Protezione civile/Provincia l’elenco dei volontari impegnati.
Come dunque si è potuto leggere in queste pagine, i fondi per fronteggiare l’emergenza sanitaria in atto sono presenti e ci si è mossi per snellire e velocizzare aspetti burocratici. L’operazione permetterà ai comuni, agli enti pubblici e al SSN di poter garantire lo svolgimento del lavoro dei propri operatori in tutta sicurezza, coordinando al meglio le operazioni, in modo tale da poter uscire da questa crisi. 
 

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