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Dal cielo alla terra. Innovazione e sviluppo locale tra burocrazia e leadership: il caso Pesaro

Segnalazione editoriale
Mutamento Sociale n.24 - Novembre 2009

Nell’anno 1993 fu annunciata un’importante Riforma che si poneva l’obiettivo di rafforzare le istituzioni pubbliche locali, assegnando loro un nuovo ruolo orientato anche e di più verso il sistema economico. Questo nuovo ruolo era il portato di una nuova consapevolezza del legislatore per accrescere la capacità di intervento dei governi locali e costituiva il prerequisito per l’attivazione di politiche per lo Sviluppo Locale. D’altra parte la sola “illusione decisionista”, come è stata definita da alcuni studiosi, costituita dalla stabilità delle giunte insieme al rafforzamento della leadership del Sindaco (con la legge 81/93), si è rivelata condizione necessaria ma non sufficiente per la realizzazione di progetti e-o per l’attivazione di processi “virtuosi” in grado di incidere significativamente sullo SL. Quella Riforma fece partire nella PA Locale diversi processi di cambiamento: molti (la gran parte) non riuscirono a produrre risultati importanti tali da incidere sul ruolo dei governi locali, anzi si rivelarono sostanzialmente dei tentativi di cambiamento, e a quello stadio rimasero. In altri casi (non pochi) si avviò un cambiamento che si caratterizzò soprattutto per alcune variazioni nei ruoli della struttura, ma i risultati non sono stati significativi di un cambiamento nel senso auspicato dalla Riforma. In quei casi il cambiamento degli enti non si rivelò così incisivo come la Riforma auspicava e non si generò quella profonda trasformazione della struttura di direzione in termini di competenze e capacità per essere vicini e consonanti con la complessità di una realtà caratterizzata da incertezza e da intensa variabilità. Non si modificò nemmeno la missione istituzionale dell’ente locale se non in misura lieve e solo per qualche orientamento. Forse, si stenta ancora a  capire e a interpretare le esigenze, così come la natura e la configurazione dei fenomeni. In alcuni casi, e il Comune di Pesaro rientra tra questi ultimi, si riuscì ad intraprendere con successo, seppur con differenziazioni anche sostanziali, un percorso virtuoso che realizzava gli obiettivi che la Riforma perseguiva.  Sul versante della relazione con il sistema economico, con il passare del tempo non si rivelano molto spesso esperienze significative né, tanto meno, segnali indicativi di un cambio di approccio. In particolare la dimensione organizzativa dello SL continua ad essere sottovalutata, anche se negli ultimi dieci anni le esperienze di SL hanno ripetutamente messo in evidenza quanto la sottovalutazione di questa dimensione sia stata fattore di criticità. Anche la letteratura e le ricerche disponibili, salvo qualche eccezione, in gran parte non forniscono ancora indicazioni puntuali di un’attenzione che si va diffondendo (cfr A. Pichierri, a cura di, Gli aspetti organizzativi dello SL, Studi Organizzativi n. 2/2006; Tesi sullo sviluppo locale, Studi organizzativi n. 3/2003).

Ancora una volta non sono stati analizzati in modo esaustivo:
- l’interazione tra strategia e struttura;
- il valore della leadership e dei ruoli organizzativi;
- la rilevanza e la complessità dei processi;
- il grado e il livello delle competenze,
per ideare, strutturare, attuare, gestire e sviluppare progetti di SL.   

Un progetto di SL proprio perché ha la natura del progetto, richiede di essere affrontato sin dal momento della sua ideazione, facendo ricorso in modo rigoroso alle logiche e alle tecniche del Project Management; fare ricorso al PM vuol dire assegnare alla dimensione organizzativa un ruolo rilevante.

In questo libro si vuole tracciare un bilancio di quanto e come dall’esperienza di Pesaro, una città di medie dimensioni, capoluogo di un’area distrettuale economicamente e socialmente dinamica, emerga un paradigma con il quale la dimensione organizzativa dello SL è stata applicata alla strategia di politica economica locale. Inoltre, con questo libro si vuole evidenziare non solo l’esperienza nelle sue linee evolutive, ma anche quanto e come questa esperienza possa essere trasferita quale nuovo paradigma per l’ente locale. L’approccio adottato è quello dell’analisi di caso. Le teorie economiche, le elaborazioni e i riferimenti del dibattito sullo sviluppo locale degli ultimi 15-20 anni fanno parte ovviamente dello sfondo culturale dell’analisi, ma non hanno costituito la “guida esclusiva” dell’analisi del caso.
Gli autori agiscono da operatori e attori di campo attuando, osservando, analizzando, valutando e rielaborando esperienze concrete, vissute nel management pubblico e privato, nell’assistenza tecnica-scientifica-professionale e nell’imprenditoria.
Ai fini della valutazione dei processi di SL attuati e “in corso d’opera”, gli autori, ritenendo insufficienti sia l’approccio esclusivamente macro-economico ai problemi dello sviluppo locale, che l’approccio esclusivamente micro-economico, attraverso l’analisi e gli interventi dei comportamenti dei vari soggetti del sistema economico locale, propendono per un approccio per così dire “meso-economico” in cui la dimensione dell’innovazione organizzativa è incorporata nel progetto di sviluppo locale.
D’altra parte il paradigma dello sviluppo locale non mira a costruire una teoria generale dello sviluppo e neppure pretende che le politiche territoriali siano l’unico o lo strumento privilegiato di politica economica. Insiste però sulle potenzialità delle economie locali per lo sviluppo complessivo che si basano su una capacità competitiva dovuta in gran parte a forme di cooperazione  e capacità di apprendimento che sono altamente specifiche (cfr Tendenze e politiche dello S.L in Italia. Libro bianco, pag. 18, 2005).

Antonio Mezzino, Gigi A. Montoli, Dal cielo alla terra. Innovazione e sviluppo locale tra burocrazia e leadership: il caso Pesaro, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2009

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