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CORONAVIRUS – Il ruolo del CUG sempre più prezioso

di Valerio Langè
In questo periodo le Pubbliche Amministrazioni devono quotidianamente contemperare la tutela della salute pubblica con la continuità dell’azione amministrativa, tra congedi, ferie forzate e lavoro agile. In questa situazione strana, difficile e drammatica può venire la tentazione di sospendere attività che si ritengono non indispensabili: probabilmente poche Amministrazioni hanno predisposto e inviato la relazione sulla situazione del personale entro il termine del 31 marzo e quasi sicuramente l’attivazione dei nuclei di ascolto richiesta dalla direttiva 2/2019 è stata rimandata. È facile pensare di sospendere le attività dei Comitati Unici di Garanzia, così come di rimandare le riunioni. Ma proprio questa situazione richiede al Comitato Unico di Garanzia di prestare al tema delle discriminazioni, delle pari opportunità e del benessere organizzativo un livello di attenzione più elevato del solito: gli effetti diretti e indiretti della pandemia colpiscono infatti in modo diverso uomini e donne.
 
Occorre tenere presente due aspetti: la maggiore esposizione delle donne al contagio e le conseguenze indirette della pandemia.
Per quanto riguarda il primo aspetto, bisogna sapere che nel settore sanitario, uno dei più esposti al contagio, le donne rappresentano il 63,8% del personale dipendente (dati SSN, 2010), e quasi il 70% del personale delle farmacie italiane è costituito da donne (dati Federfarma, 2017).
Per quanto riguarda le conseguenze indirette della pandemia, l’obbligo a restare a casa non è una buona notizia per sette milioni di donne (il 31,5% delle 16-70enni) che hanno subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale (dati Istat 2014).
È poi chiaro a tutti come il generale indebolimento dell’economia a seguito della serrata di diversi settori economici colpisca in modo più incisivo le fasce di popolazione già deboli: la mancanza di indipendenza economica e le diverse forme di violenza economica sulle donne possono acuirsi. Le disparità e le vulnerabilità di genere si aggravano e i rischi aumentano: avvenne così dopo l'epidemia di Ebola nell'Africa occidentale tra il 2013 e il 2016, che aumentò il rischio di sfruttamento e violenza sessuale per donne e bambini.

In questo contesto, i CUG devono continuare ad assolvere i propri compiti propositivi, consultivi e di verifica, stringendo collaborazioni con i diversi organismi, in primis con la Consigliera di Parità, a tutela delle pari opportunità e del benessere organizzativo. Non mancano gli strumenti e gli spunti di lavoro.
In primo luogo, occorre dare massima visibilità alla campagna “Libera puoi”, promossa dalla Ministra per le Pari opportunità a sostegno delle donne vittime di violenza durante la difficile emergenza causata dall'epidemia da Covid19. La campagna promuove il numero 1522, e la neonata app "1522", che consente alle donne di chattare con le operatrici e chiedere aiuto e informazioni in sicurezza. Per le donne in queste condizioni, infatti, è difficile telefonare per chiedere aiuto per timore di essere ascoltate dal proprio convivente. Occorre poi tenere presente che una donna che esce di casa per andare in un centro antiviolenza è sufficiente che indichi lo stato di necessità nel modulo di autocertificazione, senza specificare altro.
Queste informazioni potrebbero essere utilmente fornite dal CUG al personale tramite una mail o un giro di telefonate, anche allo scopo di alleviare la “reclusione” che di giorno in giorno si fa più pesante.
Il CUG può poi individuare modalità alternative per mantenere attivo l’eventuale Sportello di ascolto presente in tante Amministrazioni attraverso modalità telefoniche, eventualmente rendendolo accessibile anche alla cittadinanza, come avvenuto nel comune di Gavorrano.

Questo periodo strano, difficile e drammatico è poi un tempo propizio per dare nuovo ossigeno al lavoro agile, strumento utilissimo alla conciliazione e ora modalità di lavoro ordinaria per la Pubblica Amministrazione, così come per individuare modalità di attuazione di nuove iniziative, come la sperimentazione di certificazioni di genere raccomandata dalla direttiva 2/2019.

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